venerdì 28 giugno 2013

Il gioco del mondo - Julio Cortazar

Bookreview#01
 "La vita, come commentario di un’altra cosa che non afferriamo, e che è lì all’altezza del salto che non spicchiamo."
 p. 429

Mi sono persa mille volte nella trama,saltando da capitolo in capitolo,carcando di cogliere un nesso cronologico tra gli eventi.Ma poi ho capito che il gioco del mondo di Julio Cortazar è un libro atemporale.L'ho letto tre volte.la prima come un libro normaleLa seconda secondo lo schema dell'autore.La terza aprendolo e incredibilmente non vi ho trovato un nesso di trama ma di pensiero.Mi sento di non aver afferrato il senso pieno,non vi trovo la "plot"caratteristica dei romanzi normale,ma in fondo è questo quello che mi ha fatto impazzire,sviscerando pagine e pagine,il fatto che non c'è.Che è così e basta.Come ha fatto a scrivere un romanzo così?
ma non voglio fare inutili divagagazioni sulla trama o sulla descrizione deiscrizione dei personaggi.Il fatto è che il personaggio è un uomo ma possiamo essere tutti noi,Horacio vive al di fuori del tempo e di quello che lo circonda,vive praticamente in se e nei sui dubbi sull'individualismo,l'alterità,l'ubiquità,l'esistenza,il reale e l'irreale,la tecnologia,l'amore,il kibuzz,il gioco del mondo insomma.,la "rayuela",il gioco della settimana in spagnolo.Mi sono persa nelle speculazioni intelletuali del personaggio di Oliviera e dei suoi amici,nell'essenza primogenia del  personaggio di Lucia,la Maga.Alcuni capitoli li ho riletti più volte perchè di una bellezza indescrivibile.Come il capitolo della vecchia e patetica pianista o quello della costruzione del ponte tra due palazzi,quello di Horacio e Traveler,per me un emblema della letteratura,e a detta dello scrittore,uno dei primi capitoli che ha scritto.(considerando che in ordine prima ce ne sono altri 40 tipo).
Ho apprezzato i discorsi sull'etica,la morale e la metafisica,le citazioni,il jazz,il mate,Etienne,sentimenti,ricordi,Parigi,Buenos aires,i caffè.
La disperata e nevralgica  ricerca di Horacio del centro.Dell'attimo.Dell'essere.
In questo libro c'è il mondo,con tutti i suoi frammenti,con tutti i suoi tempi,passato presente e futuro.
Un libro dal quale non riesco a staccarmi e credo non ci riuscirò mai anche se l'ho finito.
Mentre lo leggevo mi sono ritrovata e persa un milione di volte.Discorsi,dialoghi e frasi hanno composto il mio quotidiano per giorni e non c'è una riflessione  alla mia vita che io non abbia collegato alle parole di quei capitoli.
Questo non è un libro,sono infiniti libri.Sono infinite trame.Ma non è questo che secondo mel'autore ci ha voluto donare.è più che altro una sorta di enciclopedia sull'uomo,sull'essere messo in svariate circostanze.
Sulla struttura, mai ho incontrato nella mia biblioteca di assidua lettrice e curiosa critica domestica,una soluzione così geniale.la struttura è pezzesca.Un misto di stream of consciousness joyciano,atmosfere jazziane di kerouack,addirittura capitoli di linguaggi inventati,capitoli che contengono una sola frase,una citazione,una canzone.Un capitolo lo si legge a righe alterne,ma contemporaneamente al personaggio che legge un libro,c'è scritto tutto ciò che pensa.Una vera e propia follia,un'invenzione sfrenata come appunto scritto sulla copertina nell'edizione Einaudi.Cortazar scrive in ritmo frenetico,nervoso,pensi che sei tu a sveiscerare le pagine in realtà è il libro ti viviseziona
Un libro,un'illuminazione.Un vero e porpro TESTAMENTO della letteratura.
Difficilmente troverò altri libri in cui la Letteratura,con la L maiuscola raggiungerà picchi così alti.
Un libro che consiglio a qualsiasi essere umano e non solo alle persone più erudite o colte.Anche la scandalosa sfoglia romanza rosa di Sophia Kinsella,riuscirebbe a riflettere per un momento.E secondo me è porpio questo che voleva indicarci Cortazar,di fermarci un attimo a riflettere su noi stessi e sulla nostra esistenza.O non voleva indicarci propio un cazzo.Alla fine i sassolini li spostiamo noi con il piede.


"E’ un bel po’ che non vado a letto con le parole. Continuo a servirmene, come fai tu e come tutti, ma le spazzolo moltissimo prima di mettermele. [...] Fra me e la Maga si alza un canneto di parole, ci separano appena alcune ore e alcuni isolati e già la mia pena si chiama pena, il mio amore si chiama il mio amore… A poco a poco soffrirò sempre di meno e ricorderò sempre di più, ma che cosa è il ricordo se non la lingua dei sentimenti, un dizionario di facce e giorni e profumi che tornano come i verbi e gli aggettivi nella frase, che mascherati vengono prima della cosa in sé, del puro presente, rattristandoci o addestrandoci vicariamente finché l’essere nostro medesimo diventa vicario, la faccia che guarda ll’indietro apre grandi gli occhi, la vera faccia si cancella a poco a poco come nelle vecchie fotografie e Giano è di colpo chiunque di noi."
 p. 97



Voto 5/5 

sabato 22 giugno 2013

#esp.01

Cuando te acuerdas de algunos momentos,no pueden faltar lagrimas y sonrisas.El vídeo lo explica todo,siempre me emociono a re mirarlo  también si ha sido la décima vez en un día,me acuerda de lo que he sido y que ha sido para me esta increíble experiencia. Lo que es completamente muy increíble y complexo a lo mismo tiempo es  pensar que una experiencia asì ha podido cambiar mi vida y mi alma en un rato,que un lugar tejió  los hilos de mi suerte mientras yo regresaba. Cuando se acabó mi erasmus con esta despedida,pensaba en algunas cosas,que han cambiado totalmente cuando volví de nuevo en esta encantada ciudad después dos meses.No ero mas la misma persona que antes.y sobre todo,no quería mas las mismas cosas,ni siquiera podía pensar a la sorpresa qué la suerte estaba preparándome.Me fue de Salamanca por la primera vez mas sola que nunca con mil de dudas en mi cabeza,casi derrotada de todas las cosas que había pasado,llena de crecimiento y tristeza como cuando termina una larga historia de amor.Pero cuando volví y me fue de salamanca por la segunda vez,sabia que tenia otra persona al mio lado y fui mas feliz que nunca.como puede ser que por largos seis meses he perdido mi misma en los brazos de quienquiera  y me he encontrado en una sola semana en los ojos de una persona?
Antes que los pueblos empezaron  a creer en la existencia de una figura ex-terrenal como dio ,maometto y todas las figuras de la religión monoteístas,la gente creía en la suerte y el destino.Yo no puedo explicarme algunas cosas y ciertas dinámicas de que fue.se solamente que lo sabia la primera vez que me marche que habría vuelto porque dejé algo en suspendido en Salamanca,y tampoco yo supe cosa.y asi ha sido.pero que pasó? me lo pregunto casi cada dia y no se darme una respuesta excepto la suerte fatal.he parado en todo caso de preguntarme sobre la causa de eso y estoy mirando solo al efecto.y el efecto es levantarse por la mañana  feliz y ir a la cama feliz.¿qué podría preguntar de más por mi alma y por mi corazón que estalla de alegría?

domenica 16 giugno 2013

the road is life...

Lo senti nell'aria il cambiamento.E che è tempo di lasciare qualcosa.Non si riesce a cogliere subito il perchè si sta abbandonando un posto,una persona.Io credo che sia il gioco della vita.Un eterno continuo fatto di addii e nuove conoscenze.
Ponti,strade,cattedrali.
Quella strada che percorrevo ogni mattina,Paseo de San Vincente.Allungavo il percorso per l'univeridad solo per godermi le stagioni che si sviluppavano impetuose sotto i miei occhi.E anche se stanca al ritorno ,ripercorrevo la stessa lunga strada perchè dava uno scorcio di tramonto sempre diverso tutti i giorni.Rosa,.zzuro,a volte arancione e giallo.
Oppure quella libreria che ci passavo per caso,mi promettevo di ritornarci e quando ci volevo tornare,dimenticavo sempre la strada.
Quella piazza.L'ho vista in tutti i modi e in tutte le condizioni.Seduta quei giorni da sola sulla mia panchina degli appuntamenti.
Oppure stare seduta in silenzio a fare yoga al crepuscolo sotto la cattedrale,le sue mura raccoglievano i miei silenzi.
Strade e ponti,e angoli.Angoli dalla finestra di calle Alvaro GIl.L'angolo di cielo quadrato che si vedeva dal piano terra del terrazzo come un abbaino senza infissi.Lo si capiva quando era bel tempo perchè di solito era un unico blocco azzurro se alzavi la testa.
è difficile lasciare certi posti.è stato difficile lasciare un posto come Salamanca.
Ma dopo un po',seppur ho provato a teletrasportarmi,fallendo,in quei luoghi,ho capito che il tempo per me lì era finito.E che sarebbe venuto il tempo per me da un'altra parte.
Non dimenticherò mai la sensazione di quando ho lasciato Salamanca.Ho amato fottutatemente quella città.
All'aereoporto sorridevo inebriata di felicità,scrutando gli aerei che partivano.Che magia.

E anche se impreco ogni giorno perchè odio la città in cui vivo,so che presto l'abbandonerò e una nuova città con nuovi volti sarà la mia nuova casa.E verrà il tempo anche per vivere in un altro posto,abbandonarmi in nuove vetrine e nuove strade,mangiare in un determinato posto.Circondarmi di altre facce.

Quando finisce il tempo per qualcosa ce ne accorgiamo sempre.
Tutte le strade che percorriamo alla fine,portano a un'unica destinazione,la conoscenza di noi stessi.è per questo che c'è un tempo per qualcosa.Altrimenti il tempo non servirebbe a nulla se non fosse un limitatore di esperienze che scandisce la nostra crescita e conserva immutabili nel tempo i nostri ricordi più belli.
E poi lo scrivav anche Kerouac,la strada è vita.
E bisogna sempre essere pronti a fare le valigie,per partire,non è importa se è per andarsene o arrivare.
C'è bisogno di coraggio,non si può può mai tornare indietro.
Credo sia così che vada la vita.
“Our battered suitcases were piled on the sidewalk again; we had longer ways to go. But no matter, the road is life” 
Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita.
― Jack Kerouac, On the Road




mercoledì 12 giugno 2013

RESISTANBUL!

In principio era un sit in pacifico per difendere il parco gezy ultimo parco che resisteva all'intempreante febbre di cambiamento urbanistico che il governo dell'Akp prosegue da diversi anni,cambiando il volto di Instanbul.Della vecchia Istanbul,infatti, sembra rimanere oggi ben poco.
Inoltre,il iecente orientamento autoriatativo promosso dal premier dell Akp,Erdogan che mira a sopprimere le minoranze all'interno del paese favorendo un privilegiamento dell'Islam ha dato molto da discutere in questi giorni,in una città dove la tolleranza e il rispetto dei diritti umani e delle minoranze etniche e linguistiche dovrebbe essere uno dei punti essenziali.Invece,le misure repressive adottate dal governo contro il gruppo di manifestanti di piazza Taksim hanno praticamente violato una serie di diritti e principi,dal diritto di riunione ai principi di base delle nazioni unite sull'uso della forza e delle armi da fuoco da parte delle forze dell'ordine che devono rispettare i presupposti di proporzionalità e necessità.Questa risposta repressiva a una manifestazione pacifica,ha acceso un malcontento che già esisteva da tempo scatenando una ribellione,sostenuta e portata avanti non da colori politici,ma da cittadini di ogni credo e professione e sopratutto dai giovani,facendo estendere la ribellione in altri paesi della Turchia,come nella capitale Ankara.
Definire questa lotta una "primavera turca" non è corretto,poichè per quanto la Turchia ha molto in comune con i paesi del Medio Oriente,è pur vero che la sua tradizione di modernità,pluralismo e democrazia laica ha  dei meccanismi interni per riequilibrare il potere.Per cui il governo dovrebbe riuscire ad ascoltare il popolo ma anche lo stesso Presidente Gul che sta facendo un ottimo compito di mediazione tra le parti in conflitto.Il popolo non dovrebbe scadere in banale servilismo che si verifica quando si manifesta un accentramento di potere e continuare in questa lotta.Ma sopratutto come ha anche fatto notare il Presidente turco,evitare degenerazioni estremiste.La causa è giusta,i mezzi ci sono,le ragioni ci sono.Ogni volta che la democrazia,la tolleranza e il rispetto dei diritti umani  viene messo in dubbio la causa per indignarsi,scendere in piazza e protestare è sempre da sostenere.E questo è un forte esempio che l'Italia dovrebbe seguire quando le cose non vanno.Per adesso,da cittadina italiana che è vissuta con un turco di Instanbul per sei mesi e ne ha potuto cogliere tutte le usanze,conoscere i suoi amici ma sopratutto la analogia di idee,scoprendo che non sono lontani da noi come invece si suole pensare,non posso far altro che appoggiare questo movimento e sperare tutto il bene possibile per questo popolo che ho avuto la fortuna di conoscere e che mi sta particolarmente a cuore.Amici tuchi,resistete RESINSTANBUL!

RESISTANBUL!

lunedì 10 giugno 2013

e sono come me,ma si sentono meglio



Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perchè gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili.

[...]

Ognun per se, Dio per se, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano. Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. 

http://www.youtube.com/watch?v=vrpJB7ucC5Y

sabato 8 giugno 2013

Camminavamo senza cercarci pur sapendo che camminavamo per incontrarci.

Avrei incontrato la Maga? Tante volte mi era bastato affacciarmi, arrivando da rue de Seine, all'arco che dà sul quai de Conti, e appena la luce di cenere e di olivo sospesa sul fiume mi lasciava distinguere le forme, subito la sua figurina sottile si disegnava sul Pont des Arts, qualche volta muovendosi da una parte all'altra, qualche altra ferma contro la ringhiera di ferro, china sull'acqua.
Ed era così naturale attraversare la strada, salire i gradini del ponte, penetrare nella sua sottile vita ed avvicinarmi alla Maga, che sorrideva senza sorpresa, convinta quanto me che incontrarsi per caso non era un caso nelle nostre vite, e che la gente che si dà apuntamenti precisi è la medesima che ha bisogno del foglio a righe per scriversi o che preme dal basso il tubetto del dentifricio.
Ma adesso le non ci sarebbe stata, sul ponte. Il suo volto delicato dalla pelle quasi trasparente si affacciava forse ai vecchi portici del ghetto del Marais, forse stava chiaccherando con una venditrice di patate fritte o mangiando un salsicciotto caldo nel boulevard Sebastopol. Ad ogni modo salii sul ponte, e la Maga non c'era. 
Adesso la Maga non era neppure sulla mia strada, e per quanto conoscessimo i nostri indirizzi, ogni vuoto delle nostre due stanze di falsi studenti a Parigi, ogni cartolina come una finestrella Braque o Ghirlandaio o Max Ernst stretta fra le povere modanature e la tappezzeria chiassosa, nonostante questo non saremmo andati a cercarci in casa. Preferivamo incontrarci sul ponte, al tavolino di un caffè, in un cineforum o curvi su un gatto in un qualsiasi cortile del quartiere latino.


Camminavamo senza cercarci pur sapendo che camminavamo per incontrarci.

Julio Cortazar -Il gioco del mondo (Rayuela)


Avevo un appuntamento con il destino,al quale non sarei potuta mancare.
Salamanca,Aprile.