Bookreview#01
p. 429"La vita, come commentario di un’altra cosa che non afferriamo, e che è lì all’altezza del salto che non spicchiamo."
Mi sono persa mille volte nella trama,saltando da capitolo in capitolo,carcando di cogliere un nesso cronologico tra gli eventi.Ma poi ho capito che il gioco del mondo di Julio Cortazar è un libro atemporale.L'ho letto tre volte.la prima come un libro normaleLa seconda secondo lo schema dell'autore.La terza aprendolo e incredibilmente non vi ho trovato un nesso di trama ma di pensiero.Mi sento di non aver afferrato il senso pieno,non vi trovo la "plot"caratteristica dei romanzi normale,ma in fondo è questo quello che mi ha fatto impazzire,sviscerando pagine e pagine,il fatto che non c'è.Che è così e basta.Come ha fatto a scrivere un romanzo così?
ma non voglio fare inutili divagagazioni sulla trama o sulla descrizione deiscrizione dei personaggi.Il fatto è che il personaggio è un uomo ma possiamo essere tutti noi,Horacio vive al di fuori del tempo e di quello che lo circonda,vive praticamente in se e nei sui dubbi sull'individualismo,l'alterità,l'ubiquità,l'esistenza,il reale e l'irreale,la tecnologia,l'amore,il kibuzz,il gioco del mondo insomma.,la "rayuela",il gioco della settimana in spagnolo.Mi sono persa nelle speculazioni intelletuali del personaggio di Oliviera e dei suoi amici,nell'essenza primogenia del personaggio di Lucia,la Maga.Alcuni capitoli li ho riletti più volte perchè di una bellezza indescrivibile.Come il capitolo della vecchia e patetica pianista o quello della costruzione del ponte tra due palazzi,quello di Horacio e Traveler,per me un emblema della letteratura,e a detta dello scrittore,uno dei primi capitoli che ha scritto.(considerando che in ordine prima ce ne sono altri 40 tipo).
Ho apprezzato i discorsi sull'etica,la morale e la metafisica,le citazioni,il jazz,il mate,Etienne,sentimenti,ricordi,Parigi,Buenos aires,i caffè.
La disperata e nevralgica ricerca di Horacio del centro.Dell'attimo.Dell'essere.
In questo libro c'è il mondo,con tutti i suoi frammenti,con tutti i suoi tempi,passato presente e futuro.
Un libro dal quale non riesco a staccarmi e credo non ci riuscirò mai anche se l'ho finito.
Mentre lo leggevo mi sono ritrovata e persa un milione di volte.Discorsi,dialoghi e frasi hanno composto il mio quotidiano per giorni e non c'è una riflessione alla mia vita che io non abbia collegato alle parole di quei capitoli.
Questo non è un libro,sono infiniti libri.Sono infinite trame.Ma non è questo che secondo mel'autore ci ha voluto donare.è più che altro una sorta di enciclopedia sull'uomo,sull'essere messo in svariate circostanze.
Sulla struttura, mai ho incontrato nella mia biblioteca di assidua lettrice e curiosa critica domestica,una soluzione così geniale.la struttura è pezzesca.Un misto di stream of consciousness joyciano,atmosfere jazziane di kerouack,addirittura capitoli di linguaggi inventati,capitoli che contengono una sola frase,una citazione,una canzone.Un capitolo lo si legge a righe alterne,ma contemporaneamente al personaggio che legge un libro,c'è scritto tutto ciò che pensa.Una vera e propia follia,un'invenzione sfrenata come appunto scritto sulla copertina nell'edizione Einaudi.Cortazar scrive in ritmo frenetico,nervoso,pensi che sei tu a sveiscerare le pagine in realtà è il libro ti viviseziona
Un libro,un'illuminazione.Un vero e porpro TESTAMENTO della letteratura.
Difficilmente troverò altri libri in cui la Letteratura,con la L maiuscola raggiungerà picchi così alti.
Un libro che consiglio a qualsiasi essere umano e non solo alle persone più erudite o colte.Anche la scandalosa sfoglia romanza rosa di Sophia Kinsella,riuscirebbe a riflettere per un momento.E secondo me è porpio questo che voleva indicarci Cortazar,di fermarci un attimo a riflettere su noi stessi e sulla nostra esistenza.O non voleva indicarci propio un cazzo.Alla fine i sassolini li spostiamo noi con il piede.
"E’ un bel po’ che non vado a letto con le parole. Continuo a servirmene, come fai tu e come tutti, ma le spazzolo moltissimo prima di mettermele. [...] Fra me e la Maga si alza un canneto di parole, ci separano appena alcune ore e alcuni isolati e già la mia pena si chiama pena, il mio amore si chiama il mio amore… A poco a poco soffrirò sempre di meno e ricorderò sempre di più, ma che cosa è il ricordo se non la lingua dei sentimenti, un dizionario di facce e giorni e profumi che tornano come i verbi e gli aggettivi nella frase, che mascherati vengono prima della cosa in sé, del puro presente, rattristandoci o addestrandoci vicariamente finché l’essere nostro medesimo diventa vicario, la faccia che guarda ll’indietro apre grandi gli occhi, la vera faccia si cancella a poco a poco come nelle vecchie fotografie e Giano è di colpo chiunque di noi."
p. 97
Voto 5/5





